Energia: 6 trend per il 2019


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Sistemi di accumulo, blockchain, intelligenza artificiale sono solo alcuni dei trend energetici del 2019, ecco qualche previsione per il nuovo anno.

La gestione dell’energia, la sua produzione, il suo stoccaggio, la sua distribuzione nel modo più efficiente e meno “sporco” possibile. Secondo molti, nonostante le turbolenze politiche – come il dietrofront dall’accordo di Parigi degli Stati Uniti alla fine del 2017 – il 2019 potrebbe essere un ottimo anno per le energie pulite. Sempre più Paesi, società, territori stanno sposando la produzione di energie rinnovabili e il contesto appare prom
ettente, pur rimanendo macchiato da situazioni paradossali: basti pensare che il 40% della produzione mondiale di energia è ancora trainato dal carbone e, nel nostro piccolo, in Italia copre circa il 13% del mix energetico mentre in Europa si sale al 26%. Da Torrevaldaliga Nord a Brindisi Sud fino a Brescia o Monfalcone, diversi produttori italiani ancora se ne servono.

Ma quali saranno le tendenze dell’anno?

La prima senza dubbio nello stoccaggio di energia, passaggio fondamentale nel bilanciamento della domanda e dell’offerta ma importante anche per gestire la riconversione verso l’energia rinnovabile. Ogni impianto sarà associato a un sistema di stoccaggio, con batterie sempre più efficienti, e perfino per le utenze domestiche o commerciali potrebbe diventare conveniente un accumulo locale. Per le rinnovabili, invece, sarà essenziale per gestire l’intermittenza della produzione, per esempio in pessime condizioni meteo.


Altro trend sarà quello delle microreti e dell’intelligenza artificiale. Le microgrid possono operare autonomamente o connesse a network più ampi, molto più ampi. Danno indipendenza, efficienza e protezione durante le emergenze e, sposate all’AI, possono gestire in tempo reale il loro “rapporto” con le reti dei grandi produttori e distributori. Producendo anche un vantaggio economico. In tutto il mondo le microgrid si stanno moltiplicando, specialmente in quei posti – come la piccola nazione insulare di Palau – dove autonomia energetica significa vita e resilienza. Eppure in Italia ancora portiamo più volte alla settimana il gasolio alle Eolie con tir via traghetti o addirittura, accade a Stromboli, con l’elicottero. 

Anche la catena di blocchi tornerà utile nel corso dell’anno: la blockchain in ambito energetico potrebbe condurre a un rapporto più diretto fra produttori e consumatori e in generale clienti, riducendo l’inefficienza del mercato e magari associandosi ai dispositivi intelligenti che usiamo ogni giorno. Per esempio, i dispositivi potrebbero vendere e comprare in autonomia i quantitativi di energia necessari dalle reti, per esempio in base ai consumi e ai fabbisogni di un’abitazione. Si partirà comunque con microgrid grandi e impegnative come quella di Brooklyn per poi scendere a una gestione più granulare.

Il 2019 vedrà anche marciare a tamburo battente la cosiddetta “grid parity”, cioè quel fenomeno per cui produrre energia da fonti alternative costerà tanto quanto o addirittura meno che produrla tradizionalmente. In fondo, quel che in molte aree del mondo è accaduto e continua ad accadere col solare e con l’eolico. E quello economico, c’è da scommetterci, non può che essere il driver fondamentale di sviluppo. Per capirci, il tradizionale modello top-down sarà progressivamente rimpiazzato da sistemi modulari di produzione e distribuzione energetica. A gestire il resto ci penseranno blockchain, AI e altre soluzioni di automazione.

Quinto trend, i colossi che entrano in campo. Città, negli Usa anche contro quel che pensa Donald Trump, interi Paesi e grandi società stanno sposando gli obiettivi di riduzione delle emissioni e implementando i più diversi piani d’azione per contribuire a limitare l’aumento della temperatura globale, da tenere assolutamente sotto il grado e mezzo (ed è già troppo) entro il prossimo decennio. Per esempio, oltre 100 città nel mondo producono il 70% del fabbisogno da rinnovabili e oltre 40 sono totalmente green. Centinaia vogliono impegnarsi su questa strada e oltre 158 compagnie si stanno spendendo sul tema: si pensi al caso del lavoro svolto dal Climate Group. Mesi fa abbiamo intervistato Amy Davidsen, responsabile per il Nord America, che ci raccontò il progetto Re100: un’alleanza globale fra decine di grandi aziende, un programma sempre in fase di aggiornamento intrecciato ad altre iniziative lanciate da ong come Cvp o Winding Business Initiative per supportare le compagnie in termini di creazione del network e condividere le migliori pratiche. Un ottimo esempio di ciò che sta succedendo.

Sesto e ultimo trend, l’accesso all’energia nei Paesi in via di sviluppo. Dove il problema non è tanto rinnovare, quanto portare l’energia. Un miliardo di persone vive infatti senza elettricità e per centinaia di milioni la spesa energetica non è minimamente affrontabile. I cambiamenti tecnologici potranno dare una mano: le microgrid sembrano soluzioni adeguate, soprattutto in termini di costi, per distribuire energia in modo economico e adattabile ai contesti più complicati. Senza contare che sistemi modulari e puliti di fonti rinnovabili sono l’unica strada per intere comunità tradizionalmente tagliate fuori dai modelli top-down che abbiamo conosciuto in Occidente nel corso del Novecento.

Fonte Articolo: GreenStyle.it

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